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Via Emilia Scauri e Fraschetta

About

Name Description
Start Point Tortona
End Point Alessandria
Time travel 1 giorno
Degree of difficulty a piedi, in bicicletta, in bici elettrica, a cavallo
Pochi sanno che a breve distanza da Tortona si possono ripercorrere decine di chilometri di un'antica strada romana, che collegava la città (Dertona) con quella di Acqui Terme (Aquae Statiellae) e con il porto di Vada Sabatia, oggi Vado Ligure presso Savona. Era una parte del reticolo di strade carrabili magistralmente costruite dai Romani, che ebbero un ruolo chiave nel controllo e nell'economia delle loro colonie e poi dell'Impero.

Questa strada prese il nome da Marco Emilio Scauro che la fece costruire nel 109 a.C. Il suo percorso completo è in realtà un mistero ancora da chiarire: infatti il geografo Strabone scrive che essa "attraverso Pisa e Luni arriva ai Sabazi e di qui a Tortona"; oggi il percorso più logico per andare da Luni (presso La Spezia) a Savona è quello costiero che passa per Genova, che tuttavia stranamente non è nominata da Strabone; inoltre il tratto successivo da Savona a Tortona attraverso il passo di Cadibona ci appare come una bizzarra deviazione, che si sarebbe potuta accorciare andando direttamente da Genova a Tortona per la Via Postumia. Alcuni studiosi ipotizzano allora che in realtà la via Emilia Scauri, per evitare le difficili coste rocciose della Liguria, da Luni attraversasse l'Appennino e scendesse a Piacenza, proseguendo da qui a Tortona (sovrapposta alla Postumia), Acqui e Vado, nonostante che Strabone citi queste località in una sequenza diversa... In questo secondo caso, le vie centrali di Voghera e Tortona ancora oggi chiamate "Emilia" potrebbero riferirsi proprio alla Via Emilia Scauri e non, come si pensa di solito, alla Via Emilia più famosa (Milano-Rimini) verso cui portava la Postumia. Per complicare le cose, il tratto fra Piacenza, Tortona, Acqui e la Riviera di Ponente fu chiamato in periodi successivi anche Via Julia Augusta!

Intanto che ragioniamo su questi enigmi, possiamo avvicinarci alla strada romana portandoci da Volpedo a Tortona seguendo il Cammino di San Michele oppure la Via Postumia. Usciamo poi da Tortona in direzione di Alessandria, ma appena superato il ponte sullo Scrivia prendiamo la strada a sinistra che portava al vecchio casello autostradale. Qui, presso una cava di ghiaia, ha inizio il sentiero Andrea Bricchi (CAI 146) che costeggia le belle rive boscose dello Scrivia, frequentate da numerosi uccelli e mammiferi, per poi toccare la cascina Carlina oggi in vista dell'autostrada A7. Il segnavia 146 conduce ad un sottopassaggio che sbocca all'abbazia di Santa Maria a Rivalta Scrivia, fondata nel 12o secolo, importante presidio cistercense posto alla biforcazione fra gli itinerari diretti ad Acqui (Emilia Scauri) e a Genova (Postumia). La sua architettura segue il modello di San Bernardo con pianta a croce latina e cappelle laterali. I suoi monaci crearono numerosi canali per bonificare gli acquitrini allora esistenti tra Scrivia e Bormida.

Un bel viale alberato conduce dall'abbazia al paese di Rivalta, dove al di là della strada provinciale ci si trova oggi allo scalo ferroviario del gigantesco interporto di Rivalta, che smista le merci provenienti dal porto di Genova verso l'Europa; ma basta superare il cavalcavia per trovarsi all'inizio del percorso romano ancora conservato, qui indicato solo da anonimi cartelli per la cascina Turca Vecchia e la frazioncina di Levata. Ma levata significava strada che corre su terrapieni, come era l'Emilia Scauri che localmente è conosciuta appunto come a Lvà. Nei secoli i depositi alluvionali possono aver elevato il piano della campagna, ma è ancora evidente il particolare andamento rettilineo della sterrata, che continua piacevolmente in pianura per 18 chilometri. A Levata, entrando nel comune di Pozzolo Formigaro la strada viene indicata esplicitamente come via Emilia Scauri. Sterrata e poi inghiaiata, raggiunge e attraversa la strada provinciale Alessandria-Novi in località San Quirico, dove torna sterrata. Resti di selciato sarebbero stati osservati presso Fresonara.

Il territorio che si attraversa è detto della Fraschetta perché era in parte coperto di vegetazione, che venne disboscata dall'esercito di Napoleone. Ai soprusi dei soldati reagì il celebre Mayno della Spinetta, che perciò si trovò a diventare un bandito difensore dei poveri, abile a nascondersi nel profondo della Fraschetta. Bandito fu anche Sante Pollastri, che aveva lo stesso cognome della vicina frazione Pollastra, le cui imprese sono celebrate in diverse canzoni: la ballata popolare Le strade di Mede e la più recente Il bandito e il campione in cui i fratelli De Gregori rievocano la sua amicizia col grande ciclista Costante Girardengo. Ad entrambi i personaggi ha dedicato nuovi testi anche il cantante folk contemporaneo Bernardo Beisso, originario della zona.

Altri elementi interessanti di quest'area sono i filari di alberi che delimitano i terreni, ancora suddivisi nelle centuriazioni ad angolo retto introdotte dai Romani, e le trunere, costruzioni in terra cruda e pietrisco battuti dentro forme di assi, in muri con una base larga (120/150 cm) che si assottiglia verso il tetto: emergono ancora al di sotto dell'intonaco di molte case dei dintorni (mentre nel vicino Novese si trovano mattoni crudi, spesso alternati a pilastri e solette in mattoni cotti). Una tecnica che si ritrova nel Maghreb, forse arrivata da noi con i prigionieri saraceni che la Repubblica di Genova inviava qui in Oltregiogo per allevare cavalli e giumente: e infatti l'allevamento di bestiame, la conduzione di carri (biroc) e altri mestieri associati sono comuni nei paesi circostanti, e nel dialetto rimangono parole di origine araba.

L'Emilia Scauri proseguirebbe oltre i fiumi Orba e Bormida, ricalcando poi l'attuale strada provinciale proveniente da Alessandria, fra Cassine, Strevi e Acqui, città che conserva evidenti vestigia romane di un teatro e di un grande acquedotto. Oggi tuttavia è interrotta dall'assenza di ponti e dalla ferrovia Torino-Genova: suggeriamo piuttosto di ricollegarsi al Cammino di San Michele deviando verso Alessandria. Superato il ponticello sul rio Lavassina e lasciata a sinistra la cascina Santa, prima della ferrovia la strada piega a destra raggiungendo la frazione Donna. Si attraversa questa e quindi presso una curva a gomito si tiene la destra imboccando una sterrata che raggiunge il cimitero dell'antico borgo di Bosco Marengo, con il convento di Santa Croce voluto dal papa locale san Pio V, i bastioni e un pozzo che sarebbe stato utilizzato già dal re ostrogoto Teodorico nel 500 d.C.! Imboccando l'inghiaiata strada San Michele ci si porta verso l'omonima maestosa cascina già attiva nel 12' secolo, nei cui pressi si trova il residence-agriturismo Mansio. 

Conviene però imboccare la sterrata che si stacca in precedenza sulla destra presso una chiusa, per portarsi sulla strada provinciale. Poco più avanti, al bivio per Frugarolo, sorge la cascina Torre, con strutture fortificate che probabilmente corrispondono all'antichissimo insediamento della Curtis Urba, che controllava le ampie selve da qui all'Appennino. Costeggiando la cascina si imbocca una strada campestre che sbocca tra la frazione del Mandrino e la cascina Camilla. Proseguendo a sinistra su asfalto tra pioppi e gelsi si giunge alla cascina Belvedere (sfruttando a tratti la parallela sterrata), a un sottopasso della ferrovia e all'incrocio del Molinetto. Qui si prende a sinistra la strada Stortigliona e più avanti si può passare sul parallelo argine del Bòrmida, fino a sboccare alla stazione di servizio presso il ponte della SS 10 (fare molta attenzione al traffico!) che conduce in Alessandria. Sul lato opposto arriva da nord il Cammino di San Michele.

In alternativa, per evitare il ponte cittadino, dopo Bosco Marengo si può attraversare sulla strada l'Orba e l'omonima riserva naturale ed entrare a Casal Cermelli, borgo agricolo fondato nel Medioevo dalla famiglia omonima, dove il sabato santo si conserva l'antico rituale itinerante del cantè j öv. Di qui, imboccata via Gèrbida, raggiunta una cava e piegato a nord in via Inquisitora, che costeggia l'autostrada, sottopassando quest'ultima in via Pietragrossa si entra a Castellazzo Bòrmida, l'antica Gamondio, con il curioso santuario dei motociclisti. Per via Molino Vecchio si raggiunge il ponte sul Bòrmida, dopo il quale si devia a destra per sottopassare la tangenziale e si sbocca in strada Oviglio incrociando la provinciale per Acqui (località Rampina), non lontano da Villa del Foro, sito preistorico e romano (Forum Fulvii) purtroppo al momento non visitabile alla confluenza del Belbo nel Tanaro, dove è stato scavato un tratto della Via Fulvia. Conviene tuttavia piegare a nord alla cascina Felizza, portandosi in località Cantalupo, e per via Pietro Boidi e via Tagliata raggiungere CasalbaglianoDi qui per via San Pietro, la cascina della Nonna e via Vecchia Bagliani si raggiunge direttamente il centro di Alessandria.


Bibliografia

Gian Battista Garbarino, La curtis regia di Gamondio e gli insediamenti preesistenti, in Ricostruzioni: 12' convegno storico su Gamondio e Castellazzo, coord. Marica Venturino, Ministero per i beni e le attività culturali, 2019, p. 67-80
Francesca Chiara Robboni, Terrarossa: le case di terra della Frascheta: storia, cultura e paesaggio, CreateSpace, 2007
Antonella Taulino, Il paesaggio fragile. Cap. 4, Einaudi, Torino 2016
Tron e trunere: Ecomuseo della terra cruda, candidatura e proposta congiunta di Comune di Bosco Marengo - Comune di Novi Ligure - Amici della Biblioteca della Fraschetta, 2009

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